Gabriele D’Annunzio
27 Maggio 2022
Nudi

LA SIBILLA DELFICA

La Sibilla Delfica
La Sibilla Delfica – è un olio su tela di cm 70x100, realizzato nel marzo del 2001.
A Delfi, in Grecia, nel più celebre santuario dell'antichità, si venerava la Sibilla (o Pizia ) del dio Apollo, che era una giovane sacerdotessa dotata di virtù profetiche. Quando la ragazza cadeva in trance proferiva oracoli, ossia dava responsi, a coloro che andavano a interrogarla. Nessuno sapeva, però, che nel luogo in cui era stato costruito il santuario, c'era una fenditura nel terreno dalla quale uscivano strani vapori (probabilmente idrocarburi: metano ed etilene), spacciati per veri e propri soffi divinatori. La Sibilla, che era una ragazza ignara di tutto, veniva piazzata in prossimità di quella fenditura, su un alto trespolo, con le gambe divaricate. Questa sacerdotessa, dopo aver ricevuto il fumo del dio, cadeva in trance, in preda allo stordimento, e farfugliava parole incomprensibili. In pratica, il vapore del dio, che scaturiva dalle profondità della terra, si insinuava nel sesso verginale della fanciulla la quale con i capelli scomposti e la schiuma alla bocca si agitava e vaticinava emettendo parole senza senso. Al numeroso popolo dei fedeli si spiegava che il seme del dio Apollo attraversava la profetessa e veniva restituito dalla bocca come voce. La donna-profeta, diventava lo strumento portavoce dell'olimpio, il quale, tramite lei trasmetteva le sue volontà. In realtà, erano i furbi sacerdoti, avidi di denaro, che, di concerto, traducevano ogni incomprensibile mugugno in responsi scritti per gli interroganti. Questo dipinto metaforico intende sottolineare tutte le imposture, soprattutto quelle culturali. La storia dell'arte moderna è costellata di pagine oracolari e vaticini sensazionali. Non esiste un quadro astratto che non abbia lunghissime ed eccellenti spiegazioni. Quasi tutti i critici e gli storici dell'arte contemporanea, anche le donne, sono tanti sacerdoti e sacerdotesse, assisi sui troni della sapienza, pronti ad allargare le gambe per far uscire dalla loro bocca il fiato pompato dal rovente seme del dio denaro.